MEMORIE SCOUT
di Giovanni Biancotto
trascrizione del manoscritto originale a cura di Gianfranco Cereser
L’ASCI è stata la prima associazione che mi accolse; nel 1946 entrai nel branco Lupetti animato da Arturo Rizzo mentre assistente ecclesiastico era don Ivo Ferrari dei salesiani.
Ma la mia permanenza negli scout fu breve; con tatto mia madre mi convinse a lasciare dicendomi che era una associazione per elite. La realtà era che con mio padre morto nel ’43 e sette figli da crescere non aveva nemmeno la possibilità di procurarmi la divisa. Mi convinse di entrare nella Azione Cattolica con i miei fratelli ed amici. Nell’A.C. sono stato molto aiutato nella mia formazione grazie a don Gino Serafin, a Cesco Battistella, a Leandro Rizzo Presidente e a tutti gli amici cresciuti insieme nello stesso spirito.
Grazie a quel cammino ero impegnato nella presidenza della A.C. di San Donà e anche in quella della forania. Facevo parte della forania di quello che oggi si chiama Consiglio Pastorale.
Nel 1956 a seguito di un cambio generazionale di capi ASCI, dopo accordi fra A.E. don Gino Serafini per la A.C. e don Giuseppe Pomarolli per l’A.S.C.I., mi è stato chiesto se potevo prendere la direzione dell’A.S.C.I. Con me sarebbe venuto anche Albino Faggiotto e Paolo Cuzzolin. Chiesi qualche giorno di riflessione e poi confermai la mia disponibilità. Nell’A.S.C.I. in quel momento c’era un po’ di maretta e anche nell’A.G.I. Non volli conoscere i perché di tale situazione, perché i Capi che lasciavano avevano la mia stima e anche la mia età. Quindi dovevo un grazie per il servizio svolto e il prestigio lasciato al gruppo. Entrare, per i nuovi capi, non fu facile, per una stupidaggine; cioè perché in quei tempi era inconcepibile che dei giovani di A.C. diventassero capi scout. Tanto che si è dovuto far intervenire il Vescovo di Treviso mons. Mistrorigo che mandò il Commissario scout diocesano prof. Enzo De Mattè*. Questi convocò i genitori degli scout e i capi vecchi e nuovi; ringraziò i primi e presentò i secondi. Il nostro arrivo non ebbe una accoglienza a furor di popolo. Solo le famiglie di sei scout ci diedero fiducia e cioè quelle di:
Finita la riunione il Commissario Enzo Demattè si fermò un po’ con i nuovi capi e cercò di farci capire l'importanza di conoscere il metodo scout. “Tu Giovanni, disse, da ottobre fino ad aprile, tutte le domeniche andrai a fare attività a Treviso con il Riparto Santa Maria del Rovere assieme a “MEC”* capo di questo Riparto”.
Poi ci chiese di scegliere i colori del fazzolettone del Gruppo scout San Donà 1. Il Commissario indossava un soprabito da cui, attorno al collo spuntava una sciarpa di seta di colore ROSSO BORDEAU con dei fiorellini grigio perla. Sia io che Albino dicemmo che il fazzolettone sarà di colore rosso bordeaux con una fettuccia grigio perla di 1 cm, distante ½ cm. dal bordo, aggiunse Albino.
In quei giorni veniva anche definita la situazione AGI dove venne chiamata Maria Clara Maschietto.
Da questo momento un po’ alla volta tutto cominciò a posarsi sulle mie spalle. Comunque tutti ci aiutavamo. Preziosa è stata l'amicizia creata con don Giuseppe (Bepi) Pomarolli, utile al mio spirito e al mio essere uomo.
Nella A.C. avevo imparato a relazionarmi con i giovani solo che volevo essere leale , cioè volevo solo fare scoutismo. Ma dovevo imparare presto il metodo scout. Per guadagnare tempo abbiamo lanciato una impresa di lunga durata. Noi tre eravamo appassionati aeromodellisti e in questo eravamo in grado di insegnare tanto. Impresa a livello personale e non solo di squadriglia. La sede diventò subito un cantiere dove si parlava e si costruivano ALIANTI. Raggiunto l’obiettivo di avere i ragazzi in sede e impegnati in un progetto, ci fu facile avere altre famiglie che ci affidarono i figli.
Il branco di Paolo Cuzzolin con 4 sestiglie e il Riparto di 4 squadriglie con non meno di otto scout.Noi nuovi capi eravamo in continua ricerca di sempre maggiore formazione e nel ’57 Albino e Paolo hanno partecipato ai campi di formazione di Capo designato a Colico, mentre io, non disponibile, in quel periodo sono andato alla base nazionale di Bracciano, superando le prove di Capo designato.
Ottenere il brevetto di capo era di interesse di tutto il Gruppo perché solo così il nostro riparto poteva avere l’iscrizione ufficiale all’ASCI e quindi poter svolgere l’attività con tutti i riconoscimenti associativi.
Intanto miglioravano i rapporti con mons. Luigi Saretta e con la sig.na Lucia Schiavinato e la sua vice Dirce Nardini, continuando gli incontri con gli ospiti del Piccolo Rifugio. L’Oratorio Don Bosco che ci ospitava non ci faceva mancare il suo aiuto e la sua stima.
Il 1958 ci vide più sicuri con il Branco con 4 sestiglie guidate da Paolo Cuzzolin e il Riparto guidato da me e da Albino Faggiotto; intanto don Pomarolli aveva riunito un buon gruppo di genitori che sono un prezioso aiuto a noi giovani.
Il campo estivo del 1957 fu fatto a San Martino di Castrozza, per tre settimane. Le prime due erano di dura vita scout, verificando la progressione personale; la terza con tre giorni di progressione spirituale e riflessione, poi amicizie e smontaggio campo. Però, nella seconda settimana, un giorno mentre eravamo nel bosco per un grande gioco una improvvisa grandinata ci colse allo scoperto e molti trovarono rifugio solo tra gli alberi mentre la temperatura fece un forte sbalzo. Risultato: ½ campo si trasformò in infermeria e il medico abbiamo dovuto farlo venire da Padova e ospitarlo 3 giorni in albergo. Alla fine della seconda settimana si torna a casa. Dopo questa esperienza per tre anni abbiamo fatto il campo estivo al mare a Torre di Fine ospiti del cav. Marco Pasti, nelle vicinanze della sua villa.
In questo periodo anche noi capi continuavamo che nostra formazione. Io col campo di 2° tempo diventavo capo Riparto effettivo in data 5 ottobre 1960 brevetto n. 625 pubblicato sugli atti ufficiali di Estote Parati. Con la mia nomina a Capo Riparto arrivò anche la targa di registrazione del Riparto BP del San Donà 1. Ero il primo Capo Riparto del San Donà 1. Mario Centioli, scout di anni 46 mi si affiancò come amico e questo mi dava più sicurezza. Sono stati allacciato rapporti con gli scout di Ceggia nella persona di Ottaviano Cereser e con il Riparto di Oderzo.
Nel campo nazionale di Bracciano (1957) ho conosciuto uno scout nautico di Rimini che mi chiedeva perché non facessi gli scout nautici a San Donà avendo il fiume Piave in casa. Sapessi quanto è bello esplorare il fiume e le sue sponde diceva con entusiasmo. L’anno successivo (1958) son 40 anni dalla battaglia del Piave e ci sono tutte le motivazioni per fare un campo sul Piave e mi chiese la collaborazione per ottenere i permessi del campo dalle autorità. Sono venuti.
Dal 1960 si riprendono i campi estivi in montagna, preferito il Cadore.
Col passare degli anni gli esploratori più vecchi vanno a formare il Noviziato e poi il Clan Caimani del Piave. Io lascio la direzione del Riparto per dedicarmi ai Rover.
1962 – 1963 – 1964
In questi tre anni le responsabilità cominciano a farmi tremare. Don Pomarolli va dal Patriarca Giuseppe RONCALLI e lascia i Salesiani e lo troviamo nella Parrocchia di San Lorenzo a Mestre. L’anno dopo Albino e Paolo cambiano città per via del lavoro il primo a Belluno e l’altro a Codroipo (Udine) e a ottobre io e Lucia ci sposiamo. Nel frattempo è arrivato don Ottorino Cariolato che prende il posto di Bepi Pomarolli. Con lui arrivano nuove energie e simpatie. Con lui mi trovo bene perché, come me, vuol bene ai ragazzi e lo fa capire. Ho detto come me; non so se avete capito, ma quando mi hanno inviato agli scout avevo 20 anni compiuti tre mesi prima. Mi sono avvicinato ai nuovi scout come un fratello maggiore e a loro ho voluto molto bene come a dei fratelli più giovani. Molti non mi chiamavano capo ma Giovanìn.
Con don Ottorino abbiamo inserito come aiuto capi nel Branco Ignazio Bertani, Walter Ghiotto; nel Riparto Giuseppe Battaiotto (lo zio) e Gianni Salmaso. Nasceva così la prima direzione del Gruppo (la Comunità Capi - Co.Ca. - non esisteva ancora). Se non vado errato solo nel ’70 si usò per la prima volta la sigla “Co.Ca.”. L’aver ricordato i nautici del Rimini servì per parlare di don Giuseppe Benetton venuto a San Donà e Cappellano di Isiata.
Un giorno mi avvicina e mi dice di conoscere dei ragazzi che girano a vuoto per le strade della zona e se era possibile fare qualcosa assieme; conclusione:
Si comincia così a vedere a San Donà anche gli scout nautici; tre sono le squadriglie: Delfini, Squali e Cormorani. Ma intanto crescono i miei impegni associativi. E’ duro tenere gli equilibri tra famiglia – lavoro – Associazione e altro. Chiudo definitivamente con la San Vincenzo e la politica. La tentazione è di mollare tutto e come fanno gli altri “coltivare il proprio orticello”. Ho bisogno di motivazioni forti per trovare la forza per lottare.
Visto dall’esterno io sono uno che si perde a far giocare i ragazzi. Ma chi ha scelto il servizio associativo sa che è lì per aiutare i ragazzi a diventare dei bravi uomini, dei bravi cristiani, per essere di utilità a quanti incontrano nel loro cammino. Mi fa male quando vado agli incontri regionali con i Capi e noto che molti parlano solo della formazione scoutistica. Se si parla di scelta cristiana il più delle volte si parla delle incomprensioni tra scout e Parroci. Io mi sono guardato bene il libretto delle norme direttive del 1947 dove si dice che l’ASCI è formata da Cattolici che promettono, con l’aiuto di Dio, di fare una scelta scout, una scelta cristiana e una scelta di servire (sociale/politica). Quindi io come capo sono il garante nei confronti della Associazione che qui a San Donà aiuta e indirizza gli scout a fare queste tre scelte.
E per me era più difficile proprio - per mia ignoranza - aiutare a fare la scelta cristiana e quindi cercavo tutto l’aiuto per metterlo a disposizione dei miei ragazzi e questo lo trovavo nel sacerdote e nella Parrocchia. Come si capisce, altro che lasciare il servizio, gli impegni crescono e non ci sono Capi.
Per fortuna ho dei giovani Capi che presto mi daranno il cambio. Nel 1961 arriva il nuovo Parroco mons. Angelo Dal Bò; mons. Saretta ci ha lasciato per tornare alla Casa del Padre.
Il 25 gennaio 1964 giunse la mia nomina a Capo Gruppo dal Centrale di Roma. Facendo il punto sulla situazione del Gruppo abbiamo:
- 1 branco (Capi Ignazio e Paolo);
- 1 riparto esploratori (capi Gianni e Giovanni)
- 1 clan (don Ottorino e Giovanni);
Il gruppo genitori, sempre in movimento, con gente che lascia ed altri che entrano. Fra quelli sempre presenti c’è Lisetta Cereser una persona che coagula il gruppo e ci accoglie sempre con il suo sorriso. Anche con il nuovo Parroco mons. Angelo Dal Bò viene instaurato un buon rapporto assieme alla Parrocchia. Aveva un aspetto severo ma anche un grande cuore. Amava i giovani e i più bisognosi. Ai campi estivi veniva a trovarci assieme al Vescovo Mistrorigo; un saluto, una benedizione e una manciata di caramelle. Il tutto ci faceva bene.
Anno 1965 – 1966 – 1967
Anni quasi tranquilli grazie all’assetto dato in precedenza.
Nella famiglia di Lucia, Giovanni e Davide nel 1967 arriva Daniela. Questa volta sembra il momento giusto per togliere la mia disponibilità al servizio associativo, almeno per qualche periodo. Ho fatto solo in tempo di farci un pensierino, perché il Vescovo Antonio Mistrorigo ci porta via don Bepi Benetton per il Seminario. Bepi Battaiotto si ritirerà per frequentare le scuole superiori come privatista. Io e don Ottorino prima e poi con don Dal Bo ci siamo fatti carico di queste assenze.
Intanto, come una nube nera, si fa avanti il ‘68 con la smania di trasgressione e il non voler dire a nessuno cosa fare, perché “la verità può essere ovunque e in nessuna parte”.
C’è la contestazione in tutto e dappertutto, nei seminari, fra i sacerdoti della nostra Parrocchia, nelle scuole, nelle Associazioni a partire dalla Azione Cattolica che a San Donà sparisce assieme a tante altre. Nel San Donà 1 terrestre molti sono i ragazzi che lasciano mentre nei nautici solo qualcuno. Si decide allora di portare i nautici al Don Bosco e di fare un solo RIPARTO (che per affetto io chiamavo i terraqui).
In quest’anno don Ottorino viene trasferito ed al suo posto arrivò don Guerrino Bordignon, giovane sacerdote. Con lui mi è difficile istaurare un rapporto come con i due precedenti assistenti. Lo stimavo perché era bravo e di forte personalità. Ci contestavamo a vicenda ma io mi sentivo di un’altra generazione. Sono arrivato al punto di pregarlo a venire in processione con gli scout in Duomo: non venne e si accodò con dei ragazzi altrove, lontano dalla processione. Questo, secondo me, poteva dire quanto sofferta e contestata sia stata la sua scelta di essere sacerdote. Questo accresceva la mia stima nei suoi confronti ma di fronte alle sue contestazioni io continuavo con le mie convinzioni. Riprendo un fatto successo in precedenza e cioè la decisione del Comitato Centrale di definire le Zone in ambito Provinciale e non più per ambito Diocesano. Nella discussione che precedette io e altri abbiamo contestato il nuovo indirizzo. Io per aiutare a fare la scelta cristiana avevo assoluto bisogno del Vescovo e della Parrocchia che mi davano suggerimenti per una pastorale giovanile fatta per il nostro territorio e seguita da loro. Da TREVISO siamo passati a VENEZIA dove abbiamo trovato il Patriarca Albino Luciani. Anche lui ogni anno incontrava i responsabili delle Associazioni e abbiamo avuto modo di apprezzarlo, però non veniva a San Donà come Mistrorigo. Don Ottorino portò il Clan ad un incontro a Venezia con il Patriarca Luciani. Tornando al Gruppo con la nuova ristrutturazione si continua a lavorare bene.
I giovani capi (Gianni, Ignazio e Valter) hanno frequentato i campi di formazione.
Nel 1969, dopo lo scossone, Gianfranco Cereser va a Cornuda per la formazione Capi 1° tempo branca Lupetti. E con ciò . . . come? Con i tempi che corrono avere in casa un giovane che prova a pensare al servizio associativo per me è un segnale che viene da lassù e dà coraggio a lottare.
Intanto a livello nazionale si parla di dare funzionalità e responsabilità alla direzione del gruppo.
Mi pare che nel ’70 viene citata per la prima volta la “Co. Ca.” (Comunità Capi) concepita come garante del progetto formativo scout. Fare del nostro meglio, essere preparati a servire. Le staff lavoravano in comunione per il progetto. Il Branco sapeva cosa portare al Reparto e questo continuava con gli esploratori per consegnarlo al Clan.
In questo periodo don Guerrino lascia e va a studiare Psicologia perché ai salesiani serve uno psicologo. Verrà sostituito da un salesiano per un breve periodo finché arriva don Cesare (don Cece, “el triestin”). Intanto Monsignor Dal Bò dà vita a due nuove Parrocchie: San Pio X (con don Lino Boni) e Mussetta con don Lino De Biasi. La terza Parrocchia verrà affidata ai Padri Francescani.
Dal canto mio cerco di alleggerire i miei impegni associativi per rispondere più adeguatamente ai miei impegni e responsabilità familiari e lavorative ma il disimpegno non è facile.
Moltissimi Gruppi in tutta Italia il ‘68 li ha distrutti (sia nell’ASCI che nell’AGI); si cerca di riorganizzare e si comincia a parlare di fusione tra le due Associazioni.
Nell’incontro regionale dove ci si è trovati per discutere e prendere delle decisioni non tutti erano d’accordo. Treviso in particolare alla fine si dissocerà dando vita ad una nuova Associazione appoggiata dal vescovo Monsignor Mistrorigo. Noi, essendo con Venezia non siamo stati influenzati da Treviso e abbiamo appoggiato la scelta della fusione.
Decido di portare avanti il gruppo fino a quell’avvenimento e cioè il 1974. In quell’anno arriva Andrea il quinto figlio. Ora i Capi sanno che io ci sono e sempre pronto ad aiutare. Ma arrivato al 1976 ritiro la mia disponibilità per dedicarmi alla famiglia ed al lavoro.
Ho portato con me il volto di tanti ragazzi ai quali ho voluto tanto bene e che ho trattato come fratelli e, come sono arrivato, in silenzio me ne sono andato.
A fine 1980 sono chiamato dai Francescani nella mia Parrocchia di San Giuseppe lavoratore a cercare di dar vita ad un gruppo parrocchiale scout e da ciò nascerà il San Donà 2.
Ma questa è un’altra storia.
San Donà di Piave, 5 ottobre 2012
Giovanni Biancotto
*Enzo De Mattè (Trento 1927 – Treviso 2014); primo commissario provinciale dell'ASCI a Treviso nel dopo guerra, ha dato un forte impulso allo sviluppo dello scautismo quando il movimento era visto come concorrente dell'Azione Cattolica da parte di numerosissimi sacerdoti. Insegnante, Preside, assessore alla Cultura della Città di Treviso dal 1965 al 1970: ricchissima la sua produzione letteraria che aveva ricevuto molti riconoscimenti e premi letterari.
**Mario Diluviani (Taibon Agordino 1933 – Treviso 2018), più noto col nomignolo di MEG (da Megahydro = diluvio) affibbiatogli da Enzo Demattè, suo capo riparto, è stato tra i primi scout, nell'immediato dopoguerra, del riparto di S. Martino Urbano, il Treviso IX "Alpi" ed in seguito ne è diventato il Capo Riparto. Ha sempre amato la musica ed è l'autore di parecchie canzoni scout molto usate fra cui: Ho solo un pane.
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