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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

A tu per tu

del 20 febbraio 2024

Quattro chiacchiere con Don Giuliano Vettorato, dallo scorso Settembre nella Comunità salesiana di San Donà e nuovo delegato del gruppo dei Salesiani Cooperatori...

Quattro chiacchiere con Don Giuliano Vettorato, dallo scorso Settembre nella Comunità salesiana di San Donà e nuovo delegato del gruppo dei Salesiani Cooperatori. Ci racconta qualcosa di sé e ci regala un pensiero  legato alla Strenna 2024 e che ben si cala anche nel periodo Quaresimale che ci apprestiamo a vivere.

 Don Giuliano, da diversi mesi ormai sei approdato nella comunità salesiana di San Donà di Piave. Quali sono state le tue prime impressioni?

Le prime impressioni appena arrivato a San Donà sono state molto positive. Ho visto un oratorio molto vivo, con una partecipazione giovanile molto intensa. Ho notato che c'erano molte iniziative e cammini associativi offerti sia ai giovani. Ho visto anche che è seguito da famiglie, da adulti e da volontari, e che ha un buon rapporto con tutta la città e la popolazione dei dintorni: praticamente tutti qui conoscono l’Oratorio salesiano. La comunità salesiana è molto laboriosa e impegnata, si respira un clima fraterno, di collaborazione, di amicizia, anche se rimane un po' di separazione tra i vari settori. Ho registrato anche una bella intesa con il clero locale, che trovo molto in sintonia con noi e dove sono stato ben accolto e subito valorizzato. Infine ho apprezzato molto l’attività del cinema per la sua capacità di proporre dei titoli di film di prima visione e in sintonia con le migliori proposte sul mercato.  Ho gradito la presenza molto attiva di volontari che si prestano per accogliere gli spettatori e per offrire un servizio assai apprezzato.

 Sappiamo che arrivi da un contesto molto diverso, quello universitario.  Ci racconti qualcosa in più su di te?

Sono nato a Pontelongo, nel sud della provincia di Padova. A 11 sono andato in Piemonte per studiare. Lì ho scoperto la bellezza della vita salesiana, per cui ho chiesto di entrare in noviziato e dopo la professione religiosa sono rimasto incardinato nell’Ispettoria piemontese, dove ho fatto la maggior parte dei miei studi. Una volta diventato sacerdote, sono stato inserito nell'Oratorio di Valdocco a Torino, dove sono rimasto per sette anni. Poi sono stato mandato a Roma a completare gli studi in pedagogia sociale, dopodiché sono tornato in Piemonte all'oratorio di Cuneo. Dopo quattro anni nel cuneese sono stato chiamato a Roma come incaricato del servizio civile per gli obiettori di coscienza che prestavano servizio presso i centri salesiani d'Italia e come redattore della rivista Note di Pastorale Giovanile. Dopo sei anni di questo servizio sono rimasto ancora un anno a Roma per aiutare il mio successore a inserirsi nelle attività di coordinamento del servizio civile, per questo sono stato introdotto nell'oratorio del Borgo Ragazzi Don Bosco, che si stava riconvertendo al servizio dei giovani più in difficoltà, aprendo una casa famiglia e dei centri di ascolto e di accoglienza dei minori problematici. Per far questo è stata avviata una ricerca per cui è stata chiesta la mia collaborazione. Di lì è nata la proposta di proseguire con il dottorato per insegnare poi all'università salesiana. Dopo quattro anni ho cominciato ad insegnare, intanto sono stato trasferito alla parrocchia accanto all'università e in seguito, conseguito il dottorato, sono entrato nel corpo docente dell’UPS, dove sono rimasto altri 14 anni. Raggiunti i 70 anni ho dovuto, come prassi, lasciare l'incarico e rientrare in una comunità salesiana “normale”. Vista la mia provenienza dal Veneto mi è stato proposto di inserirmi nell’Ispettoria salesiana del Nord Est. L'ispettore quest'estate mi ha proposto di venire a San Donà, cosa che ho accettato molto volentieri e di cui sono molto contento.

 Sei stato incaricato, tra le altre cose, di seguire il gruppo dei Salesiani Cooperatori del Centro locale di San Donà.  Come vedi l’impegno dei Salesiani Cooperatori nella realtà secolare di oggi?

Il mio incarico come delegato per il gruppo dei Salesiani cooperatori del centro locale è stata la prima “obbedienza” arrivato a San Donà. Ciò era abbastanza scontato, visto che avevo ricoperto questo incarico già prima. Una volta preso contatto con il gruppo dei Salesiani cooperatori locali, mi ha colpito positivamente l'impegno che stanno mostrando non solo nell'oratorio, ma anche nella chiesa locale e nella società. Questo corrisponde precisamente al compito specifico dei Salesiani cooperatori, che non è solo quello di operare nelle strutture salesiane, ma di agire secondo lo spirito di Don Bosco nella famiglia, nel lavoro, nella chiesa e nella società. Ciò mi sembra che venga già attuato perché ho trovato dei Salesiani cooperatori anche nel consiglio pastorale parrocchiale e in altre attività pastorali e sociali. Non saprei che altro dire, se non che auspicare una loro maggiore visibilità all’interno dell'oratorio, in modo che la loro proposta giunga anche agli animatori e ai giovani, e così conoscere un alto modo di essere “salesiani”, una volta terminato il servizio all’interno dell’oratorio.

 Il tema della Strenna 2024 è “Il sogno che fa sognare. Un cuore che trasforma i lupi in agnelli”, riferito al sogno dei nove anni. Come possiamo, come Salesiani Cooperatori, custodire e valorizzare il messaggio della Strenna nella nostra vita di tutti i giorni?

Il tema del sogno è molto interessante: apre una prospettiva positiva verso il futuro. Ci insegna che non bisogna stare a rimpiangere il passato, ma guardare con fiducia il futuro, perché il futuro è nelle mani di Dio. Ovviamente l'uomo deve fare la sua parte e il sogno è un potente mezzo di comunicazione tra Dio e l'uomo, come narrano le scritture e la vita di Don Bosco. È molto importante perciò che l’uomo prenda in seria considerazione i suggerimenti che vengono da Dio per sapere come procedere nella propria vita. Pertanto io ritengo che, nonostante i limiti e le minacce che constatiamo nel nostro tempo, è importante che ci diamo da fare per dar corpo al sogno di Don Bosco, che è quello di salvare tutti i giovani, soprattutto i più bisognosi. Ciò dovrebbe spingere i Salesiani, sia consacrati che laici, a cercare sempre nuove vie per l'evangelizzazione e l'educazione dei giovani. Ciò non può avvenire senza l’ispirazione da parte del Signore.

 

Autrice: Teresa Cinque

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