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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

L'Aquila, 2009

A tu per tu con don Enrico Peretti

del 04 aprile 2018

Il terzo direttore del CFP che la nostra rubrica ha il piacere di ospitare è don Enrico Peretti, attualmente  Direttore Generale della Federazione Cnos-Fap Nazionale.

Faccio accomodare virtualmente l'ospite di oggi nell’ufficio della nostra redazione on line. E' evidente che dietro all’espressione severa nasconde il desiderio di raccontare la passione per la sua terra e l’amore per l’Oratorio che lo ha visto crescere. Non dovrò dunque faticare per strappargli emozioni e ricordi radicati in un cuore grande come la sua mole. Comincio ad incalzarlo con domande fondamentali che vanno a toccare la sfera personale ma che facilmente possono trasformarsi in storia collettivamente condivisa.

 

Grazie don Enrico per aver accettato il nostro invito. Sandonatese di origine, non hai certo bisogno di essere presentato. Siamo però curiosi di raccogliere qualche altra informazione, a partire dalla tua vocazione salesiana. Quand'è sbocciata?

Abitavo in via don Bosco numero 1(quasi una profezia..!), a quattro passi dall’oratorio che è stato la mia casa fin da bambino. Per noi ragazzini dei primi anni ’60 il cortile era davvero lo spazio normale in cui “incontrarsi da amici”, andare a Messa, trovare l’accompagnamento spirituale, andare al cinema, fare teatro, giocare a calcio. E poi c’era la giostra, vero punto di riferimento per tutti, dai piccoli ai nonni. C’era anche una giostra ad anelli per i più avventurosi, dove lanciarsi in spericolate giravolte… E tutto era bellissimo! E’ stato normale pensare che quella potesse diventare la mia vita. Poi la scuola a Castello di Godego con mio fratello e la scelta di seguire quella che ho riconosciuto essere la mia vocazione. 

 

Quali sono state le tappe del tuo cammino, quale ruolo rivesti attualmente?

I primi sei anni di sacerdote nell’oratorio di Udine sono stati un’esperienza bellissima e coinvolgente, con l’insegnamento alla scuola media e l’oratorio che d’estate diventava la festa di più di mille ragazzi.  E poi ho vissuto i gruppi e i campi scuola nella bellezza un po’ selvaggia della Carnia. Di lì il servizio di delegato di Pastorale giovanile in Ispettoria a Mestre e la vita nella Comunità Proposta, le Feste dei Giovani e i Corsi per animatori e il “John’s camp”, pellegrinaggio sui luoghi di don Bosco. Dal 1998 sono stato direttore a San Donà rivivendo da adulto la stessa bellezza degli anni da ragazzo “nell’Oratorio più bello del mondo”! E’ stata una gioia straordinaria accogliere i miei compagni di bambino ormai genitori dei ragazzi del cortile e dei gruppi. Dal 2004 al 2006 sono stato per due anni molto belli come animatore pastorale a Udine. Dal 2006 i superiori mi hanno chiamato a Roma come animatore della Famiglia Salesiana in Italia e coordinatore del Servizio Civile. Tre anni a Mestre mi hanno fatto rivivere la gioia di stare con i ragazzi nella scuola e nel CFP. Poi la chiamata a Roma come Direttore Generale del CNOS FAP.

Nel mio lavoro di oggi seguo la Formazione Professionale, un compito impegnativo se pensiamo che Don Bosco intendeva il lavoro come forma di riscatto personale, sociale e spirituale. Nei ragazzi che trovava lungo la sua strada, spesso abbandonati a loro stessi, sapeva vedere un ‘capolavoro’, e amava affermare che l’intelligenza risiedeva nelle loro mani. Voleva dire che per educarli dobbiamo offrire ai giovani non solo la gioia di costruire la vita nei percorsi formativi che frequentano, ma farla vivere fin da ora con entusiasmo, perché è già la vita. 

Educare ad una cittadinanza responsabile con sguardo profetico sul mondo è la sfida che attende gli educatori. 

 

Quali esperienze, fra le tante maturate nel periodo di permanenza a San Donà, hanno lasciato un segno profondo nella tua vita? Quali ricordi conservi del cortile che ti ha visto giocare in calzoncini corti?

Il cortile di San Donà è uno degli spazi educativi più importanti per la nostra città. A distanza di tanti anni stupisce e commuove vederlo sempre animato e accogliente. Credo sia un’immagine attuale dell’oratorio che voleva don Bosco dove ciascuno può riconoscere la proposta educativa che fa per lui e orientarsi alle scelte più importanti della vita. La direzione dell’oratorio è strategicamente posta all’ingresso così da permettere a chiunque entri di sentirsi accolto e benvoluto per questo ciò che più ricordo con riconoscenza è il tempo trascorso ad ascoltare il saluto dei ragazzi e dei loro genitori, la gioia di condividere i loro progetti e la vicinanza alle persone e alla vita di tutti i giorni. Mi rimane nel cuore la domanda di un bambino che in un silenzioso pomeriggio d’estate (capita poche volte, ma è un dono di Grazia) mi chiede: “Sei tu don Bosco?”. Suo nonno gli diceva che da piccolo andava al Don Bosco e c’era sempre qualcuno seduto sul muretto e lui aveva trovato me. Commosso, gli ho indicato la presenza preziosa di tanti salesiani che in quel momento erano nel cortile. 

 

Dopo aver visitato Case salesiane sparse in tutta Europa, e non solo, puoi ancora affermare con convinzione che l’oratorio di San Donà ha qualcosa che lo rende speciale?

Ed è questo che rende speciale l’Oratorio di San Donà: essere al centro della vita educativa della città, accogliere tutti come figli da accompagnare, far sentire tutti a casa propria.

Sì: per noi che l’abbiamo vissuto da ragazzi e da animatori è proprio l’Oratorio più bello del mondo!

 

Grazie don Enrico per il tempo che ci hai offerto. Ti promettiamo che continueremo a custodire la bellezza di un’opera che ha alimentato i tuoi sogni di bambino e che, da adulto e Direttore, hai contribuito ad arricchire. 

 

Autore: Wally Perissinotto

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