del 08 febbraio 2020
Nell’immaginario collettivo Bepi si identifica con l’Oratorio. Scopriamone il perchè…
A conclusione della nostra intervista, poniamo a Bepi le domande che vanno al cuore del suo essere Salesiano…
Che cosa ti fa essere sempre così carico di passione educativa?
“A guidarmi e a motivarmi sono principalmente le due massime di don Bosco: “basta che siate giovani perché io vi ami assai” e “Da mihi animas cetera tolle”: sono frasi che in qualche modo racchiudono l’essenza del sistema preventivo. Come don Bosco, non ho mai trovato validità nel castigo: se si deve richiamare qualcuno bisogna attendere l’occasione opportuna. Mai farlo sotto l’impulso emotivo del momento. E’ importantissimo!
Anche ora, quando passo in laboratorio per una visita, chiedo sempre ai ragazzi: Come va? E se sono a conoscenza di qualche malefatta, mi avvicino all’interessato e gli chiedo: Come mai hai fatto questo? Il richiamo deve partire dal cuore; se si sa ascoltare il cuore tutto si aggiusta. Naturalmente non sempre si riesce. In questo caso bisogna saper chiedere scusa”. La dedizione ai ragazzi si coglie anche dai gesti più semplici. Ancora oggi Bepi ha la premura di annotare le date dei compleanni di tutti gli allievi del CFP per formulare auguri carichi di espressioni ridondanti con il nobile scopo di accentuare l’attenzione esclusiva verso questo o quel ragazzo
Il suo entusiasmo contagioso, carico dello spirito di Don Bosco, ha contribuito ad alimentare non poche vocazioni: “Devo il mio essere salesiano coadiutore a Bepi. Nei primi anni del mio cammino non avevo preso seriamente in considerazione l'idea, poi un giorno abbiamo fatto un incontro a San Donà e durante la messa della domenica ho avuto modo di vederlo saltellare allegro mentre dirigeva i canti. C'è poco da fare, quando vediamo una persona felice, sentiamo il profumo della sua santità, vediamo come spende la sua vita per gli altri e vediamo come tutti quelli che gli stanno attorno gli vogliono bene, allora diventa automatico pensare "anch'io vorrei essere così"! Grazie Bepi per avermi indicato la strada!”.
Ed ora con Andrea condivide l’intesse per il cinema, mezzo privilegiato per attirare i giovani in alternativa al teatro che fin dagli inizi aveva offerto sano divertimento, specie quando la voce del suggeritore sovrastava quella degli stessi attori...
Bepi nella duplice veste di suggeritore teatrale e promotore del cinema
Negli anni 60 - racconta - l’oratorio subiva la concorrenza spietata dell’Astra, del Progresso, del Cristallo e del vicino Odeon (attualmente sede del supermercato Lidl); quest’ultimo proponeva film vietato ai minori che esercitavano un enorme fascino sugli adolescenti, così il cappellano del Duomo, don Giovanin, faceva la spola tra l'Odeon e la parrocchia per accertarsi che nessun ragazzino disertasse il catechismo per assistere …a quelle proiezioni del demonio! Il cinema dell’Oratorio, allora pensato per ragazzi, era accessibile solo dall’interno: una delle due porte d’ingresso era riservata ai ragazzi muniti di regolare biglietto, l’altra a quelli che se l’erano guadagnato con la frequenza assidua alle funzioni. Se non si era benestante, si doveva necessariamente essere buono o perlomeno devoto!
Le moderne tecnologie digitali, accompagnate da un’offerta sempre più variegata con spettacoli di prima visione e rassegne culturali, hanno oggi aperto nuove prospettive.
Tutto intorno a te è cambiato. Tu solo sembri aver resistito al passare del tempo…
Risponde divertito: “In effetti più di qualcuno mi chiede: come fai ad essere sempre uguale, con lo stesso spirito, lo stesso entusiasmo, la stessa voglia di fare? Come fai a mantenerti così attivo?”. Continua con l’espressione più seria: “Ringraziando il Signore mi sento ancora in forze…”.
Secondo noi le parole del Santo: “Fino all’ultimo respiro…” conservano per lui il valore di una consegna. Possiamo facilmente immaginare che nell’intuizione di Don Bosco, il salesiano coadiutore dovesse essere proprio come Bepi: pimpante, solare, instancabile, ricercatissimo compagno di gioco: “è bello vedere che i piccoli gli ronzano attorno come le api sul miele”, appassionato promotore di mille attività: “le coreografie che esibisce nella direzione dei canti sono talmente affascinanti che gli si perdona facilmente qualche piccola stonatura”.
Ed è proprio questa sovrabbondanza di trasporto e di calore che conquistano anche i più grandi: “Una pacca sulla spalla, un bel sorriso ampio e genuino ti fanno venir voglia di prendere una palla in mano e fare due tiri al canestro…”.
Talvolta le parole sembrano insufficienti per esprimere ciò che Bepi rappresenta per molti. Nell’immaginario collettivo, egli è semplicemente … l’Oratorio! Ce lo conferma questa testimonianza: ”La prima volta che entrai in sala giochi, mi avvicinai a Bepi per comperare una pallina da ping pong. VOLLE innanzitutto conoscermi e dopo qualche domanda …mi regalò la pallina! A distanza di anni, posso dire che in quel momento per me era nato l’Oratorio!!!”.
Una signora sottolinea con forza: “Bepi è un pilastro del don Bosco! I salesiani vanno e vengono lui resta ad accudire i suoi ragazzi; io ho un nipote che lo ha avuto come insegnante. Ha già 35 anni ma quando lo vede gli scendono le lacrime”.
Che cosa genera tanto affetto? L’aver percepito che qualcuno ti ha voluto e ti vuole bene… A volte bastano gesti semplici per stabilire un contatto: uno sguardo, un invito: “Facciamo una partita a racchettoni?”
E così, come in montagna si saluta ogni sconosciuto che si incontra, Bepi saluta e dà valore ad ogni persona che entra in oratorio - non importa se estranea o amica - facendola sentire accolta, riconosciuta, ben voluta: “ricorda il nome delle mie figlie e di tutti i ragazzi che hanno frequentato negli anni i gruppi o il cortile, chiede di loro, assicura la sua preghiera…” sono piccole attenzioni che fanno dire a qualcuno, con affettuosa esagerazione: “nel suo petto batte il cuore di don Bosco” o ancora: “di don Bosco, Bepi ha tutto”.
Di sicuro ha fatto suo l’insegnamento fondamentale del Santo: esserci sempre per leggere i bisogni, le ansie e le paure dei giovani. Esserci per incoraggiare o per correggere con la “parolina all’orecchio” che educa senza umiliare e che fa sentire ciascuno oggetto privilegiato dell’attenzione di un padre.
Ed è proprio questo che oggi dobbiamo celebrare: la paternità amorevole di una Comunità Salesiana che offre ai giovani amicizia sincera e disinteressata, che aiuta a costruire sane relazioni, che incoraggia grandi e piccoli a mettere a servizio i propri talenti per crescere nella fede e nella responsabilità collettiva.
Wally Perissinotto
L'intero articolo, comprensivo delle tre parti, verrà inserito nella Rubrica INTERVISTE della Sezione STORIA
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