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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

VIA CRUCIS Venerdì Santo 2024

del 29 marzo 2024

Per chi desidera meditare il testo della via Crucis, lo trova disponibile qui nel nostro sito

 

Crucis Venerdì Santo 2024 - TIENIMI PER MANO

Canto introduzione Resto con Te

   

Seme gettato nel mondo, Figlio donato alla terra, Il tuo silenzio custodirò
In ciò che vive e che muore
Vedo il tuo volto d'amore:

Sei il mio Signore e sei il mio Dio.

RIT: Io lo so che Tu sfidi la mia morte io Lo so che Tu abiti il mio buio
Nell'attesa del giorno che verrà
Resto con Te.

Nube di mandorlo in fiore dentro gli inverni del cuore è questo pane che Tu ci dai.
Vena di cielo profondo dentro le notti del mondo
è questo vino che Tu ci dai.

RIT: Io lo so che Tu sfidi la mia morte io Lo so che Tu abiti il mio buio
Nell'attesa del giorno che verrà
Resto con Te.

Tu sei Re di stellate immensità
E sei Tu il futuro che verrà
Sei l'amore che muove ogni realtà E Tu sei qui

Resto con Te

INTRODUZIONE

SAC: Perché il Cireneo? È un uomo che non conosceva Gesù, o al massimo ne aveva sentito parlare. L’incontro con Cristo avviene spesso quando hai tutt’altro per la testa, magari quando le tue circostanze non sono le migliori: il Cireneo stava tornando dal lavoro e sicuramente aveva desiderio di arrivare a casa per riposare. Molti di noi sanno che non si può scegliere se portare o meno la propria croce, ma capita che siamo chiamati ad alleggerire il carico della croce di altri. La chiamata talvolta è potente. Altre volte meno, e capita di non ascoltarla. Il Cireneo vi è costretto a causa delle leggi romane, che non consentono di rifiutare il proprio aiuto quando viene chiesto da un rappresentante dell’impero.

Noi tutti qui riuniti per questa celebrazione liturgica siamo come il popolo di Gerusalemme che assiste alla via dolorosa di Gesù e come il Cireneo potremmo essere chiamati a portare la croce insieme a Gesù per un breve tratto di strada. La Croce infatti verrà passata di mano in mano tra una stazione e l’altra. Colui o colei a cui verrà chiesto di sorreggere la croce si alzerà in piedi appoggerà la croce sul banco fino a quanto un addetto non la consegnerà al successivo “Cireneo”.

PRIMA STAZIONE - TORNAVA DAI CAMPI

SAC: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
ASS: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di Marco (15,16-21)

Riflessione: IL BRACCIANTE
Oggi sono veramente stanco! Penso sia giunto il momento di tornare a casa. Il sole cocente non mi permette di lavorare ancora per molto. Sono un bracciante e mia moglie non sopporta più il mio lavoro perché tolgo tempo e spazio all'educazione e alla crescita di Alessandro e Rufio, i nostri due figli.
Tante sono le discussioni tra noi alla sera, il nostro matrimonio è giunto quasi al fallimento anche se sto cercando in tutti i modi di recuperare ciò che nel tempo sembra essersi perduto. Tornerò domani, all'alba per finire il mio lavoro nei campi alla periferia di Gerusalemme. Dovrò coltivare ancora tanta uva che servirà a produrre un ottimo vino. Servirà ad attenuare la sete di tanti uomini e donne che amano festeggiare bevendo un calice.
Chissà se sarà piaciuto il vino rosso al pescatore che ieri mattina è passato nel mio podere per comprarne delle brocche per lui e per i suoi compagni. Mi diceva che dovevano festeggiare un evento importante con il loro "Maestro".
Mi ha raccontato di essere discepolo di un certo Yeshua, che qualche giorno fa è entrato trionfalmente in città sulla sella di un asino. Un uomo così importante, così conosciuto in Giudea che sceglie la semplicità... di un asino! È quest’umiltà, forse, il segno della sua regalità. Ecco perché ho voluto lasciare al pescatore il vino più pregiato che produco, perfetto per una cena importante come quella di ieri sera.
Chissà come sarà andata...
Prendo la mia bisaccia e comincio a percorrere la strada che porta a Gerusalemme.
Che strano però! Mi sembra che oggi ci sia più "movimento" del solito! Soldati romani che pattugliano le strade, persone che corrono verso il palazzo del prefetto. Deve essere successo qualcosa di insolito, o qualcosa di grave. Una grande folla si è radunata nel cortile di Pilato. Chissà se stanno processando qualche brigante da condannare a morte per soddisfare la sete di sangue di questi romani. A questa gente piace veder morire le persone nelle arene.
La nostra regione è sotto il loro dominio da quando sono nato e penso che lo sarà ancora per parecchi anni. Non ho mai visto un impero così vasto e così potente. Meglio stare lontani da questi romani.
Sento delle urla sempre più forti mentre continuo a camminare verso l'uscita della città, sembra che un corteo di persone si stia avvicinando involontariamente a me. I soldati hanno bloccato alcuni punti di accesso e di uscita dal centro e se non mi sbrigo ad allontanarmi dalla zona, sarò costretto ad attendere il passaggio della processione. Sono già in estremo ritardo per il pranzo. All'improvviso, due soldati ci bloccano all'angolo di un incrocio. Mi ritrovo proprio al bordo del corteo, mentre altre centinaia di persone si sono riversate a ridosso della strada. Cosa sta succedendo? Dai lamenti di alcune donne, comprendo che si tratta di una processione con tre condannati a morte, diretti sul monte Golgota. Tra queste donne, una in particolare mi colpisce: mentre tutti fuggono, lei rimane accanto a uno di loro e si getta tra le sue braccia.

Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo

spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre

di Alessandro e Rufo, a portare la croce.

Preghiamo
Ad ogni invocazione rispondiamo con Ascoltaci, Padre buono

  1. Per i genitori chiamati ad essere autentici educatori dei propri figli. Sappiano trasmettere il
    senso cristiano del lavoro e della festa, prima con l’esempio della vita e poi con l’insegnamento
    delle parole, ti preghiamo. 
  2. Per le famiglie in gravi difficoltà economiche. Sperimentino la tua provvidenza di Padre
    nell’agire caritatevole di tanti fratelli, ti preghiamo. 
  3. Perché i giovani possano conoscere meglio se stessi scoprendo la bellezza della fatica e dignità
    del lavoro, ti preghiamo. 
  4. Per i datori di lavoro. Il desiderio di impresa e del giusto guadagno si accompagni sempre alla
    tutela della persona che lavora, ti preghiamo. 

ASS: Ti saluto o Croce Santa che portasti il Redentor, Gloria e Lode e Onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

SECONDA STAZIONE - A TE UNA SPADA TRAFIGGERÀ L’ANIMA

SAC: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
ASS: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo di Luca (2, 33-35)

Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori"

Riflessione: L’INCONTRO CON LA MADRE
Che scena innaturale e ingiusta davanti ai miei occhi! Mia madre mi ha educato al senso della giustizia e ad avere fiducia nella vita, ma quello che oggi i miei occhi vedono non ha nulla di questo, è privo di senso, ed è pieno di dolore.
Una donna guarda il suo povero ragazzo che ha i segni della flagellazione sulla schiena ed è costretto a sopportare il peso della croce. Probabilmente presto cadrà sotto di essa per la fatica. Siamo sempre impreparati di fronte alla vita, alla crudeltà con cui spesso impattiamo. Vedo la tristezza di quella donna, ma non è disperata.
È splendente perché ha speranza, sa che quello di suo figlio non sarà un viaggio di sola andata e sa, lo sente, come solo le mamme lo sentono, che lo rivedrà molto presto.
Lei è lì e Lui non è solo. Anche noi nel nostro piccolo, abbiamo bisogno di sapere che una madre sarà con noi in un momento così drammatico.
Poche parole. Uno sguardo. Non c’è né spazio, né tempo per far di più, ma basta.
Poi ella gli sussurra: Yeshua!
Mi rendo conto che quel condannato è il grande Maestro entrato a Gerusalemme pochi giorni fa. La folla lo aveva accolto salutandolo e agitando rami di palma, stendendo a terra mantelli per rendergli onore.
Come cambiano in fretta le persone. Dove sono ad esempio tutti i suoi discepoli? Coloro che lo hanno osannato fino a poche ore fa, coloro che hanno fatto festa con Lui ieri sera? Sono stati condannati anche loro, o sono fuggiti al momento dell’arresto e della condanna?
Eppure, ripenso ai tanti racconti sentiti sul suo conto... C’è chi afferma con convinzione che sia addirittura il Figlio di Dio! ... Incredibile!
Mi hanno parlato di tanti segni. Si fa forte la convinzione di aver avuto a che fare con un personaggio straordinario!

Mi hanno detto che a Cana tre anni fa, durante un banchetto nuziale, Egli abbia trasformato l’acqua in vino. Ha colmato una mancanza che avrebbe minato con troppo anticipo la gioia della festa. Già, colmato fino all’orlo, perché la misura di Dio non è mai quantificabile. La misura del Suo amore, a Cana di Galilea (ma ovunque), è sempre traboccante, rasenta sempre l’orlo: è in quell’abbondanza e in quell’eccesso che permette a ciascuno di sapersi “custodito da Dio” affinché la propria gioia sia piena! Mi dissero che fu proprio sua mamma a convincerlo ad agire: la sua intercessione deve essere molto importante.

Inizio a chiedermi cosa abbia di così speciale quest’Uomo. Ma anche questa donna. Per un attimo incrocio lo sguardo di Miryàm che mi guarda come a chiedermi di intervenire, di fare qualcosa per suo Figlio.
Ma non ne ho il coraggio.

Non capisco come mai, nonostante le mie mille difficoltà, abbia posato il suo sguardo proprio su di me...

Preghiamo
Ad ogni invocazione rispondiamo con Sostienici, Padre buono

  1. Ti preghiamo affinché cessino le violenze sui corpi, sulle menti e negli animi di tante persone
    piccole e grandi. A tutti noi dona il coraggio di non nasconderci dietro l’indifferenza, ma di
    agire sempre in loro difesa, protezione e sostegno 
  2. Ti preghiamo per i sofferenti nel corpo e nello spirito, perché la debolezza della condizione
    umana apra il loro cuore e li porti a confidare sempre in Cristo 
  3. Ti preghiamo per questa comunità, perché sia luogo dove la parola di Dio si faccia carne nella
    testimonianza di un autentico e vicendevole amore 

ASS: Ti saluto o Croce Santa che portasti il Redentor, Gloria e Lode e Onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

TERZA STAZIONE - LO COSTRINSERO A PORTARE LA CROCE

SAC: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
ASS: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo di Matteo (27, 27-32)

Riflessione: L’INCONTRO CON IL FIGLIO
“Tu... Forza muoviti! Vieni qui che abbiamo bisogno del tuo aiuto”.
Dallo sguardo compassionevole di Miryàm allo sguardo deciso e intimidatorio del soldato romano che all’improvviso mi indica, mentre cerco di mimetizzarmi in mezzo alla folla ancora mi chiedo: Perché proprio io? Perché mi costringe ad andare da lui e dall’altro soldato? Perché proprio adesso? Vorrei solamente tornare a casa al più presto. Mi avvicino a loro, mentre un terzo mi strattona intimandomi di prendere la croce di Yeshua.
Yeshua è stato nelle mani dei suoi carnefici che lo hanno ridotto ad un “quasi-cadavere”. Le sue forze fisiche sono allo stremo e non riesce più a trasportare quel legno pesante a cui verrà appeso per essere messo a morte.

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo

portarono via per crocifiggerlo.

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone,

e lo costrinsero a prender su la croce di lui.

La croce non è un motivo ornamentale o un simbolo di pace. È un simbolo di vergogna, di tortura e morte riservato ai peggiori criminali. Mi obbligano a portare questo peso, io che non c'entro niente e che non ho avuto parte nella condanna. Sono semplicemente un povero disgraziato di passaggio, che deve fare il lavoro sporco provocato dalla cattiveria di queste persone.

Ma dove sono i discepoli cha tanto hanno osannato quest'Uomo? Perché non si offrono loro per portare la croce del loro Maestro?
Passivi, accettano che sia uno sconosciuto a portarla.
La tentazione è quella di sfuggire alla croce, come succede tante volte anche a me quando mi capita un imprevisto o una sofferenza. Come capita ai suoi discepoli quando, dovendo affermare chiaramente la loro amicizia con Gesù si tirano indietro per vergogna e per paura, perché il messaggio è imbarazzante o malvisto dalla società.

Prendo la croce, in silenzio: non posso scegliere se prendere quella croce, ma posso scegliere se unirmi a Lui nelle sue sofferenze oppure ignorarlo. Posso soffrire assieme agli altri oppure coltivare me stesso e cercare di soffrire il meno possibile.
Dopo aver alzato la croce con un braccio, con l’altro mi carico anche il peso di quest’Uomo che mi fissa cercando di dirmi qualcosa.

Lo sguardo di Yeshua. Lo sguardo di Gesù.
Il suo volto sanguinante mi folgora. Così bello, intenso, speciale! Non ho mai incrociato uno sguardo tanto profondo, sembra voglia raccontare l’Amore che prova per me. Un Amore che non merito, un Amore che fatico a comprendere.
Da questo scambio di sguardi, capisco anche io che non è un uomo qualunque. C’è in Lui qualcosa di speciale. Mentre incomincio anche io a faticare per il grosso peso che mi è stato detto di sostenere, Egli mi sussurra: “Grazie...” e pronuncia il mio nome.
Come fa a conoscere il mio nome? In pochi attimi, mi rendo conto di essere cambiato, di non essere più quello di prima.
Mai avrei pensato che io, pagano e straniero, giudeo della diaspora, sarei diventato il servo che, per un breve tratto, avrebbe sorretto la croce del Servo dei servi. Perché quel legno non è una delle tante croci: è la Croce per eccellenza, è la sintesi reale dell'amore del Padre, è l'incarnazione, è lo strumento del sacrificio del Figlio. Portando quella croce partecipo anche io, insieme a tutti gli uomini di ogni tempo, ad un disegno di redenzione. Rifiutato da tutti, Gesù non ha percorso la Via Dolorosa di condanna invano. Proprio in una situazione disperata come questa ha potuto chiamare al Regno anche me, che l’ho aiutato per un breve tratto sulla strada del supplizio.
Portando la Croce sulle spalle per qualche centinaio di metri il Maestro mi ha insegnato la via del Vangelo in un solo istante.
Il Condannato appare come qualcuno che fa dono della Croce.
Ho ricevuto un dono. Ne sono diventato degno. Ciò che agli occhi della folla è orrore, sofferenza, umiliazione, nella prospettiva della redenzione diventa grazia e salvezza. I ruoli si ribaltano: è Gesù il vero cireneo che sostiene le nostre miserie. Andavo sotto il peso, ma non portavo la croce. È Gesù a farlo, il cireneo di tutti i miei giorni, il cireneo di ogni momento della mia vita.
Tienimi per mano Signore, non abbandonarmi mai!

Preghiamo insieme

Signore Gesù, aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo:

la croce delle persone affamate di pane e di amore;

la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti;

la croce delle persone assetate di giustizia e di pace;

la croce delle persone che non hanno il conforto della fede;

la croce degli anziani che subiscono il peso degli anni e della solitudine;

la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura o dai calcoli politici;

la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza;

la croce dell'umanità che vaga nel buio dell'incertezza e nell'oscurità della cultura del

momentaneo;

la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno rinunciato alla loro vocazione;

la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e

delle nostre numerose promesse infrante;

la croce della Tua Chiesa che, fedele al Tuo Vangelo, fatica a portare il Tuo amore perfino tra gli

stessi battezzati;

la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e

accecati dall'avidità e dal potere.

Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro

ogni male e ogni morte. Amen!

ASS: Ti saluto o Croce Santa che portasti il Redentor, Gloria e Lode e Onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

QUARTA STAZIONE– SI È CARICATO LE NOSTRE SOFFERENZE

SAC: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
ASS: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal Libro di Isaia (53, 1-4)

Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?

A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida.

Non ha apparenza né bellezza

Disprezzato e reietto dagli uomini,

quale ci si copre la faccia,

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,

per attirare i nostri sguardi,

era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

non splendore per provare in lui diletto.

uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al

si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo

castigato, percosso da Dio e umiliato.

Riflessione: SULLA VIA DEL CALVARIO
Continuando la salita al Golgota, vedo una donna che dalla folla si getta verso Gesù con un panno bianco e profumato. A differenza mia, ella non ha paura della folla e dei soldati: si getta con coraggio probabilmente perché già conosce il Cristo. Ha sicuramente bisogno di dire il suo amore e con tanta delicatezza asciuga il suo volto, reso irriconoscibile dalle ferite e percosse subite.
E sul lino si imprime il volto di Gesù.
Il sangue e il sudore fissano l'immagine che rimarrà nel tempo, come invito a non dimenticare mai questo gesto straordinario per ciascuno di noi. Una semplice carezza che mi ricorda che ogni gesto di vero amore verso il prossimo rafforza in chi lo compie la somiglianza col Redentore del mondo. Di nuovo Gesù cade. Intuisco la sua debolezza fisica dopo le torture che gli hanno inflitto. Forse non sono solo le sevizie, ma lo sfinimento e il peso della Croce sulle spalle a farlo cadere. Su Gesù grava un peso non misurabile, qualcosa di intimo e profondo che si fa sentire più nitido a ogni passo.
Ha preferito cadere piuttosto che lasciare la croce.
Ti vediamo come un povero uomo e invece ti rialzi di nuovo per dare a ciascuno di noi il coraggio di rialzarci. La nostra debolezza c'è, ma il tuo amore è più grande delle nostre carenze. I nostri peccati ti schiacciano, ma la tua misericordia è infinitamente più grande delle nostre miserie.
Sì, Gesù, grazie a te ci rialziamo.
Con la tua caduta mi fai capire quante volte anche io ho incontrato la fatica del fallimento e dell'insuccesso. Tutte le volte che mi sono sentito schiacciato dal peso e dalla vergogna dei giudizi degli altri, che hanno lasciato delle ferite difficili da rimarginare. Con questa caduta, tu sei qui con

me che cerchi di farmi vedere, nel buio più totale, qualche germoglio di speranza. Da oggi tutte le sconfitte che incontrerò non mi separeranno mai più da te.
Cerco di rialzare Gesù e, mentre riprendiamo il cammino, poco più avanti osservo delle donne che si disperano e piangono lacrime amare. Ma egli rifiuta questo triste spettacolo e chiede loro di piangere su se stesse, chiede di guardarsi dentro cercando di capire quanto sia grande il nostro peccato e a quale rovina conduce. Aiutaci, Signore, a trasformare le nostre lacrime in conversione vera!

Ci siamo quasi Gesù, siamo a pochi passi dal traguardo. Perdiamo l'equilibrio e mi ritrovo con te, a terra. Ancora un'altra volta.
Quando la fatica sembra diventare insormontabile mi rendo conto che siamo giunti a destinazione. Il mio compito finisce qui eppure non vorrei mai più staccarmi da questo uomo così straordinario, che in poco tempo mi ha cambiato letteralmente la vita.

Proprio ora, mentre lo portano via, scambiamo un profondissimo sguardo.
Sembra ringraziarmi per l’aiuto che gli ho dato, per aver sollevato per pochi attimi le sue atroci sofferenze. Ma sono io a dovergli dire “Grazie!”, sono io che a seguito di questo inaspettato incontro, mi sento totalmente cambiato. Mi accorgo di non essere più la stessa persona, ora capisco i suoi discepoli che pur di seguirlo, dopo aver visto con i lori occhi i suoi prodigi, hanno scelto di cambiare vita.
Anche io farò lo stesso, cercherò di dedicare più tempo alle persone che amo, di servire altri sofferenti che incroceranno il mio cammino, proverò a sollevare le croci di chi mi chiederà aiuto.
E in ogni volto cercherò di scorgere il Tuo volto.
Una lacrima scorre sul mio viso...
Ora il condannato non è più un semplice sconosciuto, ma il mio Signore.

Preghiamo
Ad ogni invocazione rispondiamo con Aiutaci Signore a trasformare le nostre lacrime in conversione vera

  1. Per tutti i cristiani. È nostro fondamentale impegno infrangere le barriere dell’egoismo, e aprirsi
    agli altri nella carità. Perché, con il servizio cordiale reso ai fratelli, possiamo dimostrare la
    verità del nostro amore verso il Padre, preghiamo. 
  2. Per quanti, soprattutto giovani, lottano contro le tante forme di discriminazione, razzismo,
    violenza. Non sono pochi i cristiani che si impegnano con coraggio in questo senso, nel privato e nel sociale. Perché trovino in Dio Padre misericordioso e in Cristo il modello per la loro azione nel quotidiano, preghiamo. 
  3. Per quelli che si sentono sfiduciati, ignorati, sfruttati. Molti, nel groviglio della società, si trovano tagliati fuori e abbandonati a loro stessi. Perché, incontrando la carità fattiva dei cristiani, acquistino nuova fiducia e forza per risollevarsi, preghiamo. 

ASS: Ti saluto o Croce Santa che portasti il Redentor, Gloria e Lode e Onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

QUINTA STAZIONE– GESÙ NAZARENO RE DEI GIUDEI

SAC: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
ASS: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di Giovanni (19, 17-24)

Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino

alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei». Rispose Pilato: «Ciò che ho scritto, ho scritto».
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: “Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte”. E i soldati fecero proprio così.

Riflessione: IL RE DEI RE
Gesù è spogliato delle vesti. Quegli uomini non comprendono che quello che pensano essere un gesto di disprezzo e di vergogna, nel pensiero di Dio è il segno della regalità. L’uomo è vero Re nella sua nudità; ha vinto la morte, ha sconfitto coloro che in quel gesto volevano dimostrare il loro potere sull’indifeso, sul perseguitato, sul condannato.
Nel mondo ci sono tanti uomini nudi davanti ai nostri occhi. Uomini spogliati della loro dignità, del loro lavoro, dei loro sentimenti, della loro stessa umanità. E quanti altri uomini si giocano le loro vesti pensando di poterli dominare, di esserne superiori, di approfittare della loro debolezza.
Penso a tanti stranieri, come lo sono io che vengo da Cirene, ai disoccupati, alle donne violentate e uccise, ai bambini violati nel corpo e nell’anima, rifugiati, torturati, vittime di ogni violenza e della guerra. Sono davanti a noi nella loro nudità che è la loro regalità, il loro rimanere comunque uomini davanti a Dio. Ma per comprenderli è necessario a nostra volta spogliarci delle nostre “vesti”, tornare tutti a essere uomini senza pretesa di dominio, nella nostra regalità. Abbandonare il nostro egoismo e vedere nell’altro non qualcuno di cui dobbiamo avere paura o da piegare ai nostri interessi, ma un compagno di viaggio. La nudità regale di Gesù ci insegna a spogliarci di noi stessi per essere veri uomini.
Il Vangelo è tutto un cammino sulla nudità e sulla povertà, che Gesù ha percorso fino a quella che sembra essere l’umiliazione finale; ma quell’essere indifeso, esposto a qualsiasi violenza, ha vinto per tutti noi e ci ha riscattato.
Il Signore, rifiutando la bevanda anestetizzante che gli hanno offerto, coscientemente prende su di sè tutto il dolore della crocefissione.
Da lontano si sentono le urla delle persone che assistono alla scena. Dapprima i soldati trafiggono con chiodi i polsi, poi con lo stesso metodo inchiodano anche i piedi, sorretti da un appoggio di legno per allungare la sofferenza e tardare la morte che solitamente arriva per asfissia.
Da lontano riesco a scorgere un cartello posto sopra la sua testa: ”Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”. Una scritta che indicava la causa per cui era stato condannato a morte. Egli, la sera prima nel sinedrio, aveva affermato di essere il Re dei giudei. Una bestemmia per gli ebrei, un’affermazione che non poteva essere perdonata.
Più ci penso e più mi sembra banale: non avendo trovato in Lui alcuna colpa, hanno potuto condannarlo solamente per blasfemia.
Ma se fosse veramente il Figlio di Dio come Lui dice di essere?
Quante umiliazioni Signore hai dovuto soffrire per me. Per noi. E tutti siamo purtroppo corresponsabili di questa condanna ingiusta.

Preghiamo
Ad ogni invocazione rispondiamo con Perdonaci Signore

  1. Perdonaci Signore perché ti consideriamo Re solo in un ambito ristretto della nostra vita. 
  2. Perdonaci Signore perché, anche dopo la tua croce, continuiamo a credere che la salvezza si
    possa ottenere con la forza della violenza come Papa Francesco continua a ricordarci. 
  3. Perdonaci Signore perché non sappiamo riconoscere nel tuo volto sofferente l’immagine del
    Redentore. 

ASS: Ti saluto o Croce Santa che portasti il Redentor, Gloria e Lode e Onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

SESTA STAZIONE – QUANDO SARÒ INNALZATO DA TERRA

SAC: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
ASS: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di Giovanni (12, 24-33)
In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!».
La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.

Riflessione: ATTIRERO’ TUTTI A ME
I due condannati, crocifissi uno alla sinistra e l’altro alla destra del Signore, iniziano a parlare pronunciando qualche flebile parola. Uno dei due si rivolge a Gesù: “Non sei il Cristo? Salva te stesso e anche noi”.
In effetti, non ci avevo ancora pensato: perché non compie questo gesto che farebbe ricredere tutti noi che stiamo assistendo a questo dramma?
“Se tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce!” esclama un altro personaggio.
Forse Gesù non agisce perché, nonostante abbia già dimostrato più volte di essere capace di gesti e guarigioni straordinarie, vuole dimostrare che la vera espressione della sapienza e della giustizia è l’amore, per il quale ci si deve perdere, donandosi in tutto e per tutto agli altri attraverso il sacrificio e la totale consegna di sé.
Se Gesù scendesse dalla croce potrebbe forse convincere tutti, ma non persuaderebbe nessuno del fatto che la salvezza di Dio per l’uomo passa attraverso la tappa dell’amore che è estremo sacrificio. Se Gesù scendesse dalla croce non potrebbe mostrare la propria affermazione sulla morte, né potrebbe rendere evidente che la parola definitiva sulla morte è la vita senza fine.
Egli volutamente non si sottrae a questa tappa che è la conclusione della nostra comune esistenza, ma dà un significato profondo alla sofferenza, perché sperimentiamo la certezza che la morte non ha più potere, che la vita non è tolta ma trasformata.
Ci sta dicendo, quindi, che la morte non ha l’ultima parola?
L’altro condannato dice a Gesù: “Ricordati di me, quando entrerai nel Tuo Regno”.
Ma di che regno sta parlando? Il Cristo ha un regno che non conosciamo? Nonostante penda dalla croce, infatti, gli parla come a un sovrano. Il Signore, guardandolo dritto negli occhi, gli risponde: “Oggi sarai con me in paradiso!”
Ma non è possibile! Un uomo che ha sbagliato tutto nella vita, che ha commesso crimini inauditi e che è stato condannato per i suoi reati, come è possibile che venga perdonato così? Com’è possibile che Gesù gli abbia aperto le porte della Sua casa?
Solo chi sa di avere peccato, può essere toccato realmente dalla misericordia del Signore. Solo chi riconosce realmente le proprie debolezze e i propri limiti può lasciarsi perdonare da Lui e potrà lasciarsi trasformare. A differenza di chi si crede giusto.

Preghiamo

Ad ogni invocazione rispondiamo con Donaci il tuo Spirito Signore

  1. Signore, hai detto beati coloro che credono senza vedere. Salvaci dall’illusione dei segni magici
    e miracolistici. Dentro la fatica dei nostri percorsi quotidiani, donaci di credere che tutti ciò che
    accade ha un destino buono. 
  2. Signore, siamo alla ricerca della verità: donaci di scoprire nei segni pasquali del Signore risorto
    risposte ai nostri dubbi. 
  3. Signore, spesso siamo accecati dal nostro egoismo e dalla ricerca del nostro tornaconto: donaci
    di trovare nella tua Parola e nel tuo perdono la sorgente da cui scaturiscono scelte e azioni coerenti con il Vangelo. 

ASS: Ti saluto o Croce Santa che portasti il Redentor, Gloria e Lode e Onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

SETTIMA STAZIONE – TUTTO È COMPIUTO

SAC: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
ASS: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

Dal vangelo di Giovanni (19, 25-30)

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.

Riflessione: DONARSI PIENAMENTE
Passano interminabili momenti in cui sento il respiro del Signore sempre più flebile. Da lontano osservo che sotto la croce, è rimasta solo la donna che ho incontrato durante la via del calvario: Miryàm. Accanto a Lei, come durante tutto il tragitto verso la crocifissione, il ragazzo di nome Giovanni, l’unico degli apostoli che non è scappato davanti alle difficoltà e che, durante gli ultimi momenti di vita del suo Maestro, non si allontana dalla Madre e dal Figlio. “Donna ecco tuo figlio”, sento all’improvviso sussurrare dall’alto della croce.
Non posso crederci... Gesù sta donando la sua mamma a Giovanni e a ciascuno di noi! Nel momento ultimo della Sua vita, Egli ci dona ciò che ha di più caro: Maria.
Ella, soffrendo con Lui, ha sofferto pure per noi, acquistando a caro prezzo la nostra salvezza. Perciò a fianco all’Unico Redentore c’è una corredentrice benevola che con amore di Madre ha partorito ognuno di noi sul Calvario, insieme a Gesù, mischiando i suoi preziosi dolori all’infinita forza redentrice del Crocifisso. Che grande responsabilità hai ricevuto Maria! Ora siamo tutti tuoi figli, con tanti limiti, ma pur sempre i tuoi amati figli. Indicaci la strada che porta a Tuo Figlio!
Dopo questo, Gesù sapendo che ormai tutto era compiuto, disse “Ho sete”.
Di che cosa hai sete Gesù? Hai sete di me, della mia fede, della mia presenza, del mio sì. Hai sete della sete che io posso avere di Dio, della mancanza di verità che mi abita, di un desidero di salvezza che sussiste in me. Gesù hai sete di darmi da bere il Tuo amore. Non si può governare la sete come non è governabile il Tuo amore per ciascuno di noi.
Da lontano continuo ad adorare la figura di un innocente perseguitato che all’improvviso ricorre a Dio in un lamento doloroso. Il suo grido è un appello rivolto a un Dio che non risponde e sembra averlo abbandonato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Dio tace e questo silenzio lacera l’animo dell’orante, che incessantemente chiama, ma senza trovare risposta. Dalle parole di Cristo traspaiono l’affetto, la conoscenza profonda e personale del Padre. Il

pronome “mio” è come una carezza che arriva dritta al cuore del Crocifisso, provato come non mai, e a ciascuno di noi. Dio può essere anche il mio Dio, se faccio pace con Lui attraverso Gesù.
Dopo questo grido, il Signore esclama le sue ultime parole: “Tutto è compiuto”.
Tutto si è svolto, fino al dettaglio, secondo il misterioso piano d’amore, stabilito dal Padre. L’Amore si è infatti rivelato alla perfezione. E, chinato il capo, rese lo spirito.

Ora non c’è più niente da dire, si è fatto buio su tutta la Terra, un silenzio profondissimo farà da spartiacque nella storia dell’umanità. Adesso non mi resta altro che volgere il mio sguardo e il mio cuore a “Colui che hanno trafitto”.

Preghiamo
A Maria, madre della Chiesa e madre della nostra fede ci rivolgiamo in preghiera. Ripetiamo Aiuta, o Madre, la nostra fede

  1. Apri il nostro ascolto alla parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata. Ridesta
    in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua
    promessa, preghiamo. 
  2. Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore. Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui soprattutto nei
    momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare, preghiamo. 
  3. Semina nella nostra fede la gioia del Risorto. Ricordaci che chi crede non è mai solo,
    preghiamo. 
  4. Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché egli sia luce sul nostro cammino e la luce
    della fede cresca sempre in noi, preghiamo. 

ASS: Ti saluto o Croce Santa che portasti il Redentor, Gloria e Lode e Onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.

BREVE COMMENTO FINALE DEL CELEBRANTE

Preghiera conclusiva

Scenda, o Padre, la tua benedizione su noi che abbiamo accompagnato Gesù in questo itinerario della sua passione e morte. Nella speranza di risorgere con Lui, aiutaci a non fuggire di fronte alla croce, donaci di farci cirenei per i nostri fratelli. Venga il tuo perdono, la tua consolazione, si accresca in noi la fede, si rafforzi in ciascuno la fiducia nella vita piena, con Te, oltre la morte.

Per cristo nostro Signore

Amen

Bacio del crocifisso

 

 

 

 

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